COSA FARE SE HAI AVUTO CONTATTI CON UN POSITIVO AL CORONAVIRUS

COSA FARE SE HAI AVUTO CONTATTI CON UN POSITIVO AL CORONAVIRUS

Con la crescente diffusione del coronavirus, nelle ultime settimane sempre più persone sono entrate in contatto con persone risultate positive al test, quindi potenzialmente contagiose. Per chiarire ulteriormente le procedure da seguire in questi casi, il Ministero della Salute ha aggiornato i protocolli da seguire per chi è entrato in contatto prolungato con una persona positiva, cioè per i suoi cosiddetti “contatti stretti”. Per capire le categorie stabilite dal Ministero della Salute è fondamentale il concetto di contatto stretto: significa una interazione prolungata – per esempio quella di due persone che vivono insieme – oppure breve ma significativa, come una conversazione di almeno un quarto d’ora senza mascherina o una stretta di mano. Per tutte le interazioni al di sotto dell’asticella di “contatto stretto” non ci sono indicazioni particolari, a parte l’uso del buon senso e delle più comuni precauzioni. C’è una cosa da tenere a mente, sul concetto di “contatto stretto”. Si possono considerare “contatti stretti” tutti quelli che rientrano nella definizione del ministero, ma non per tutti scatta l’obbligo di quarantena. La quarantena obbligatoria inizia di fatto nel momento in cui il nome del contatto stretto viene inserito nei registri della ASL di riferimento: spetta dunque all’autorità sanitaria confermare lo status di contatto stretto.

Cosa fare se sei un contatto stretto di un positivo?
Il protocollo da seguire dopo avere avuto un contatto stretto con un positivo accertato è stato aggiornato da una circolare del Ministero della Salute diffusa il 12 ottobre. Il contatto stretto di un positivo può essere avvisato della sua condizione dal Dipartimento di Prevenzione della propria Azienda Sanitaria Locale (ASL), responsabile dell’attività del tracciamento dei contatti dei positivi accertati, oppure (è quello che succede più spesso nei momenti di picco) viene avvertito dallo stesso positivo accertato, e solo di conseguenza avverte il proprio medico di base e l’ASL. Per comprendere meglio la procedura, guarda il grafico qui sotto.

COVID-19

La prima cosa da fare è mettersi in quarantena, cioè rimanere a casa isolandosi il più possibile dal mondo esterno. A quel punto l’ASL o il medico di base, fanno una valutazione del caso e decidono se eseguire subito un test del tampone. La prassi di queste settimane, è quella di testare soltanto i contatti stretti che sviluppano sintomi, anche lievi. Per i contatti stretti che rimangono asintomatici le possibilità di uscire dalla quarantena sono 3:
– con un test (molecolare o antigenico) effettuato al 10° giorno dal contatto con il positivo accertato, in caso di esito negativo;
– con un test effettuato nei primi dieci giorni, che in caso di esito negativo permette di uscire dalla quarantena al 10° giorno di distanza dal contatto (dato che si stima che il tempo di incubazione sia dieci giorni, il ministero obbliga a rimanere in quarantena per tale periodo anche in caso di esito negativo al test effettuato prima);
senza nessun test, dopo 14 giorni di quarantena.
In tutti e 3 i casi, ovviamente, per uscire dalla quarantena è necessario non mostrare alcun sintomo. Per chi invece ha sintomi anche lievi ma nessun contatto certo, una circolare del ministero della Salute emessa a fine maggio, prevede la segnalazione all’ASL e la necessità di essere sottoposto al test del tampone.
Se il risultato del test del contatto stretto è positivo, invece, il caso entra in un altro binario. La quarantena diventa isolamento, cioè separazione fisica da tutte le altre persone (in un altro ambiente o in stanze diverse della propria casa). In caso di positivo asintomatico, l’isolamento dura 10 giorni dall’esito del primo tampone. Dal 10° giorno in poi si può fare un nuovo tampone: in caso di esito negativo, si può uscire dall’isolamento. Anche i sintomatici lievi possono sottoporsi a un nuovo test a partire dal 10° giorno dell’esito del primo, e uscire dalla quarantena se il risultato è negativo e se non hanno mostrato alcun sintomo nei 3 giorni prima del secondo test. I positivi che sviluppano sintomi gravi, invece, vengono gestiti con maggiori attenzioni dall’ASL ed eventualmente dalle strutture ospedaliere della zona.
DOMANDE E RISPOSTE – Direzione Generale della Prevenzione sanitaria in collaborazione con Istituto Superiore di Sanità
Qual è la definizione di contatto stretto?

Il “Contatto stretto” (esposizione ad alto rischio) di un caso probabile o confermato è definito come:
• una persona che vive nella stessa casa di un caso COVID-19;
• una persona che ha avuto un contatto fisico diretto con un caso COVID-19 (per esempio la stretta di mano);
• una persona che ha avuto un contatto diretto non protetto con le secrezioni di un caso COVID19 (ad esempio toccare a mani nude fazzoletti di carta usati);
• una persona che ha avuto un contatto diretto (faccia a faccia) con un caso COVID-19, a distanza minore di 2 metri e di almeno 15 minuti;
• una persona che si è trovata in un ambiente chiuso (ad esempio aula, sala riunioni, sala d’attesa dell’ospedale) con un caso COVID-19 in assenza di DPI idonei;
• un operatore sanitario o altra persona che fornisce assistenza diretta ad un caso COVID-19 oppure personale di laboratorio addetto alla manipolazione di campioni di un caso COVID-19 senza l’impiego dei DPI raccomandati o mediante l’utilizzo di DPI non idonei;
• una persona che ha viaggiato seduta in treno, aereo o qualsiasi altro mezzo di trasporto entro due posti in qualsiasi direzione rispetto a un caso COVID-19; sono contatti stretti anche i compagni di viaggio e il personale addetto alla sezione dell’aereo/treno dove il caso indice era seduto.
Come gestire un contatto stretto di un caso di COVID-19?

Sulla base delle circolari e ordinanze ministeriali, le Autorità sanitarie territorialmente competenti devono applicare ai contatti stretti di un caso COVID-19:
• un periodo di quarantena con sorveglianza attiva di 14 giorni dall’ultima esposizione al caso, oppure
• un periodo di quarantena con sorveglianza attiva di 10 giorni dall’ultima esposizione con un test antigenico o molecolare negativo effettuato il decimo giorno.
L’infezione da nuovo coronavirus può essere contratta da un caso che non presenta sintomi (asintomatico)?

Sì, le persone infette possono trasmettere il virus sia quando presentano sintomi che quando sono asintomatiche. Ecco perché è importante che tutte le persone positive siano identificate mediante test, isolate e, a seconda della gravità della loro malattia, ricevano cure mediche. Anche le persone confermate ma asintomatiche devono essere isolate per limitare contatti con gli altri. Queste misure interrompono la catena di trasmissione del virus. Ecco perché è sempre importante osservare le misure di prevenzione precedentemente descritte (distanziamento fisico, utilizzo della mascherina, lavaggio frequente delle mani).

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