CARO ENERGIA: IN EUROPA LE NOSTRE IMPRESE PAGANO IL “CONTO” PIÙ ALTO

CARO ENERGIA: IN EUROPA LE NOSTRE IMPRESE PAGANO IL “CONTO” PIÙ ALTO

Analisi comparativa realizzata con Nomisma: spesa elettrica più alta del 27% rispetto alla Spagna e del 70% rispetto alla Francia. Confcommercio chiede la proroga dellla fine del mercato tutelato per le imprese. Partita la campagna social “#SOSbollette – Non spegneteci!”.  

 

Confcommercio torna a chiedere una proroga al passaggio al mercato libero dell’energia prevista per il prossimo 31 dicembre per le microimprese (leggi anche la nota informativa Arera in pdf). “Le forti tensioni sui mercati energetici – sottolinea in una nota la Confederazione- e la conseguente variabilità dei prezzi delle commodities a seguito del conflitto russo-ucraino, rendono indispensabile un differimento della data di rimozione della tutela di prezzo dell’energia elettrica per le microimprese prevista per la fine di quest’anno con il passaggio al mercato libero. Un’eventualità che coinvolgerà circa 1,7 milioni di utenze, aggravando ulteriormente il peso della bolletta elettrica per gran parte del tessuto economico e produttivo del Paese”. “E’, dunque, indispensabile – osserva Confcommercio – prevedere una proroga dei termini con una norma che potrebbe già essere inserita nel nuovo decreto aiuti di prossima approvazione“. 

Le imprese infatti – prosegue la nota – continuano a preferire la maggior tutela proprio perché fornisce maggiori certezze e garanzie in relazione al prezzo della fornitura, di fronte al forte rialzo dei valori all’ingrosso dell’energia elettrica a cui si sta assistendo in questi mesi. Del resto, i dati degli ultimi mesi confermano tale necessità. Secondo recenti rilevazioni dell’Osservatorio Energia Confcommercio, emerge chiaramente una minor convenienza del libero mercato rispetto al tutelato. A fine settembre 2022, la maggior tutela presenta valori più bassi rispetto a quelli del mercato libero: la tariffa elettrica, infatti, è di 0,66 €/kWh, mentre i prezzi del libero sono abbondantemente superiori a 0,75 €/kWh”. “Peraltro – conclude Confcommercio – la crisi energetica sta mettendo a dura prova anche la sopravvivenza di decine di fornitori sul mercato libero che, con molta probabilità, non potranno continuare la loro attività nei prossimi mesi, creando così ulteriore instabilità a danno dei consumatori finali”.

 

Caro energia: viaggio” tra i prezzi di luce e gas in Europa 

Dopo i picchi di agosto, dovuti al panico propagatosi sui mercati internazionali, in queste ultime settimane il trend al rialzo dei prezzi di energia elettrica e gas si è invertito. Infatti, il prezzo del gas TTF, quello che ha guidato i rialzi, fa segnare a ottobre una pesante flessione portandosi a circa 100 €/MWh, dopo aver superato anche i 300 €/MWh a fine agosto. Ancora più intenso il ridimensionamento dei prezzi dell’elettricità, che dipendono direttamente da quelli del gas, scesi sotto i 150 €/MWh, dopo i picchi di oltre 700 €/MWh di fine agosto. 

Secondo un’analisi comparativa realizzata da Confcommercio, in collaborazione con Nomisma Energia, confrontando la spesa teorica annuale delle bollette elettriche del mercato libero delle imprese del commercio, del turismo e della ristorazione italiane con quelle pagate dalle medesime tipologie di imprese in Francia e Spagna, emerge che l’Italia, che aveva già il triste primato di avere i prezzi di elettricità e gas più alti d’Europa, con l’ultima crisi vede non solo ribadita questa debolezza, ma addirittura peggiorata.

Tutte le categorie economiche prese a riferimento, infatti, pagano in Italia, a parità di consumi e di potenza impegnata, una bolletta elettrica notevolmente più elevata: alberghi, bar, ristoranti e negozi alimentari hanno una spesa elettrica mediamente superiore del 27% rispetto alle imprese spagnole e addirittura di quasi il 70% rispetto a quelle francesi. Meno severo il divario relativo ai negozi non alimentari che pagano, rispettivamente, l’11% e il 16% in più.

Stima della spesa teorica annua nel mercato libero per attività commerciali in Italia e confronto con Francia e Spagna (tariffe di ottobre 2022 applicate sui consumi dell’intero anno)

 

 

Attività

 

Dimensione e consumi

Prezzo

Spesa

Differenza con Italia (valori assoluti)

Differenza con Italia (valori percentuali)

 

 

Italia   Francia  Spagna

Italia    Francia   Spagna

Francia       Spagna

Francia        Spagna

 

 

€/kWh

€/kWh

€/kWh

 

%

 

%

Albergo

90 kW

260.000 kWh/a

0,72

0,43

0,57

188.399

111.494

147.781

-76.905

 

-40.618

-69

 

-27

Ristorante

30 kW

35.000 kWh/a

0,75

0,44

0,58

26.080

15.434

20.457

-10.646

 

-5.623

-69

 

-27

Bar

20 kW

20.000 kWh/a

0,76

0,45

0,60

15.253

9.027

11.965

-6.226

 

-3.289

-69

 

-27

Negozio alimentare

90 kW

75.000 kWh/a

0,74

0,44

0,58

55.297

32.725

43.375

-22.572

 

-11.922

-69

 

-27

Negozio non alimentare

10 kW

18.000 kWh/a

0,76

0,66

0,69

13.701

11.805

12.365

-1.896

 

-1.336

-16

 

-11

Fonte: elaborazioni Confcommercio-Nomisma Energia su dati Eurostat

Il dato è tanto più significativo se si considerano le risorse complessivamente stanziate dai singoli Paesi nel 2022 per far fronte ai rincari energetici con l’Italia al primo posto con quasi 60 miliardi, quasi il doppio di quanto stanziato dalla Spagna. L’Italia, in sostanza, ha speso più sia della Francia che della Spagna pur continuando a registrare costi delle bollette elettriche decisamente più elevati rispetto ai due Paesi benchmark.

 

Paese

T1-22

T2-22

T3-22

T4-22*

Tot.

In % del PIL

Italia

5,53

21,79

17,01

14,21

58,4

3,25%

Francia

10

10

10,85

20,55

51,4

2,06%

Spagna

2,8

15,3

6,75

6,75

31,6

2,63

Fonte: Elaborazioni OCPI su dati nazionali dei singoli paesi e Bruegel

* Le somme stanziate per il quarto trimestre sono una stima

 

Scontiamo, evidentemente – si sottolinea nella ricerca -l’errore di non aver diversificato maggiormente le nostre fonti di energia e i nostri fornitori negli ultimi decenni. Scontiamo, ancora, i troppi ‘no’ preconcetti e l’ipertrofia burocratica che, ad ogni passo, blocca decisioni e realizzazioni“. Servono, invece, pragmatismo e realismo per gestire – in Europa e nel nostro Paese – il processo di transizione energetica all’insegna della convergenza necessaria tra sostenibilità ambientale e sostenibilità economica e sociale.

Per quanto riguarda le famiglie italiane, la trasmissione “maggiori costi dell’energia, minori consumi nel complesso” si sviluppa attraverso il canale dell’inflazione, cioè aumento generalizzato dei prezzi (quindi, non solo energetici) che colpisce sia il reddito corrente sia, soprattutto, il valore reale della ricchezza finanziaria detenuta in forma liquida. I costi dell’energia impattano le spese obbligate, difficilmente comprimibili nel breve periodo. Inoltre, il maggiore prezzo dell’energia si diffonde a tutte le filiere di produzione e distribuzione e, quindi, a tutti i consumi. In questa situazione, se i sostegni del governo, pari a circa 40 miliardi di euro alle famiglie nel 2022, compensano buona parte delle perdite di reddito, soprattutto per le famiglie meno abbienti, nulla possono contro i circa 77 miliardi di euro perdita di potere d’acquisto della ricchezza liquida, nei soli primi sei mesi del 2022.

Ciò potrebbe comportare una riduzione dei consumi, rispetto a uno scenario con inflazione “normale”, di 5-7 decimi di punto percentuale. “Questo fenomeno – conclude la ricerca – assieme al perdurare dell’incertezza che non agevola la risalita della propensione al consumo, sta innescando la recessione tecnica che si concretizzerebbe nei trimestri a cavallo della fine dell’anno in corso”.

lampadina dentro un bar pasticceria

 

Sangalli: “Subito confronto con il governo e sostegni ai settori più colpiti” 

Il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, ha commentato l’analisi sui prezzi dell’elettricità per le imprese del terziario diffusa dalla Confederazione. “Anche se i prezzi del gas stanno diminuendo il caro energia resta l’emergenza più urgente da affrontare. Chiediamo al governo un confronto costruttivo con le forze sociali per avviare un piano strutturale in raccordo con l’Europa. E – come per la pandemia – sono necessari sostegni immediati per le imprese più colpite dalla crisi energetica”. 

 

 

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