Confcommercio rivede al ribasso le stime di crescita: consumi fermi, potere d’acquisto sotto la media UE

Confcommercio rivede al ribasso le previsioni di crescita del PIL italiano: +0,8% nel 2025 e +0,9% nel 2026, rispetto alle stime precedenti (+0,9% e +1%). Una correzione che segue quelle già annunciate da Bankitalia, Confindustria e, recentemente, dal governo nel DEF, che prevede un +0,6% per quest’anno e +0,8% per il prossimo.
A incidere sul rallentamento economico sono soprattutto fattori internazionali: le tensioni geopolitiche in Ucraina e Medio Oriente, l’incertezza legata ai possibili dazi USA e l’instabilità dei mercati finanziari.
Consumi fermi, cresce il risparmio
Secondo Confcommercio, che rappresenta oltre 700.000 imprese del commercio, turismo e servizi, “i consumi restano i grandi assenti della ripresa economica”. Nonostante un potere d’acquisto in lieve crescita, gli italiani scelgono di non spendere: la propensione al risparmio ha raggiunto un livello storicamente elevato, pari al 9%. Il timore di nuove crisi, l’inflazione e il rialzo dei tassi alimentano una diffusa prudenza.
Italia indietro sul potere d’acquisto
Uno dei dati più rilevanti riguarda il potere d’acquisto degli italiani, che – secondo la ricerca realizzata da Confcommercio in collaborazione con Thea – è inferiore del 26,5% rispetto a quello dei tedeschi e del 12,2% rispetto ai francesi. Anche tenendo conto dei contributi sociali, più elevati in Italia, il divario resta marcato: -16,5% rispetto alla Germania e -11% rispetto alla Francia.
Il nodo della produttività
La causa di fondo, secondo lo studio, è da ricercare nella stagnazione della produttività del lavoro: il prodotto per occupato in Italia è fermo da oltre trent’anni. Un fattore che continua ad alimentare la distanza con le principali economie europee, compromettendo la crescita dei redditi e la ripresa dei consumi.